martedì 6 ottobre 2009

La Mezza di Ciriè: piccola guida turistica


Se la Notturna di Nole è per me la gara di casa (nel senso che il percorso di quest’anno mi passava in pratica sullo zerbino) e la Straciriè è per antonomasia la “mia” corsa (visto che a Ciriè sono nato e la gara transita ad una cinquantina di metri da casa dei miei), la Mezza di Ciriè in programma domenica 11 ottobre è quella che di fatto unisce i 2 lembi di questo territorio.
E così, domenica pomeriggio, mentre distrattamente riportavo in videoteca un film visto la sera prima, la bicicletta si è quasi automaticamente incanalata nel percorso di gara che - guarda caso - mi passa a poco meno di un chilometro da casa. Devo premettere che non amo i percorsi da ripetere (in questo caso 2 volte) e quindi non mi pongo con favore verso questa manifestazione. Fatto sta che mentre in bicicletta vedo passare i segni sulla strada dei chilometri della gara dello scorso anno non posso che paragonare il percorso della gara ciriacese a quello della mezza di Torino di fine settembre. Di primo acchito so che è un paragone scorretto visto che da una parte c’è il cuore di una città millenaria e dall’altra un paese e una campagna a tratti spoglia e a tratti ancora verde. Poi mano a mano che vado avanti, un po’ aiutato dai ricordi e un po’ spolverando le nozione scolastiche, mi accorgo che non è poi un percorso campato lì a caso. La partenza della gara è proprio lì, all’ingresso del Palazzo D’Oria, residenza Savoia e anche luogo di piacere del Marchese. Dalla storia all’industria, si passerà quindi di fronte alla vecchia Remmert per poi via via lasciare la cittadina per avviarsi in campagna. Quel rettilineo di un paio di chilometri in mezzo ai campi che quasi sembra andare a sbattere in un vecchio cascinale altro non è che la via di accesso (oltrechè per la casa della mia insegnante di inglese) per la cappella di Robaronzino (in foto) che se all’esterno è spoglia, all’interno è un gioiellino barocco.
Quando poi si arriverà al ristoro, lì alle spalle dei tavoli c’è un vecchio opificio… bhè, se ce ne sarà ancora nelle gambe dopo la salitina verrà da affrettare il passo visto che è l’ingresso di quella che tristemente è ricordata come la “fabbrica della morte” (ossia la fabbrica di vernici IPCA famosa per i numerosi tumori alla vescica). Ci si rituffa poi nella campagna per apprezzare i piccoli borghi delle frazioni tra Ciriè e Nole per rientrare poi nella cittadina di partenza, passando prima davanti alla chiesa millenaria di San Martino, poi sotto i portici (la via maestra del Medioevo) e infine innanzi al Duomo.
Lì, ahimè, il traguardo indicherà solo la fine del primo giro… o forse l’opportunità (grrrr!!!) di cogliere la piacevolezza di rituffarsi nel medesimo giro (turistico)!!!

giovedì 24 settembre 2009

Turin Half Marathon

A distanza di 4 giorni dalla mezza di Torino si è in quel limbo in cui il fisico ha già riassorbito lo sforzo e la mente tende ad attutire l'emozione per riproiettarsi verso la prossima competizione.
Le gare torinesi mi lasciano sempre il dolce in bocca. Sarà perchè fai parte di un gruppo di migliaia di persone sgambettanti, sarà perchè percorri luoghi noti, ma insoliti (per me) da fare di corsa oppure perchè incontri volti che solitamente vedi in giacca e cravatta per lavoro e invece sono lì con te e quasi fai fatica a riconoscerli così sudati in pantaloncini e maglietta.
La partenza al Valentino è una nota di colore unica. Il passaggio poi in Piazza Vittorio, sul ponte di corso Regina e su corso Casale sono per me ricchi di ricordi... e così arrivi al 5° km senza accorgerti neppure di essere di corsa. Poi vai giù, passi davanti al Ponte Isabella, al Patio e vai verso Moncalieri: non puoi che sorridere passando sotto all'autovelox fisso nuovo di pacca tarato sui 70 km/h e tanto contestato perchè miete vittime a gogo' (ed invece tu sei lì ad appena ai 13 all'ora e ti sembra di andare forte!).
Moncalieri è una sorpresa, con la gente che applaude, che partecipa e non ti accorgi che il tuo passo in automatico aumenta e ti spinge sul rettilineo verso Trofarello. Ecco la ex fabbrica Altissimo. Pensi quando sei andato a fare un sopralluogo anni fa.... ma è lavoro e oggi no, oggi sei lì per correre. Allo scoccare del 16° km la strada prende a salire... vorresti rallentare... ma non si può e allora spingi. Le prime case di Trofarello incombono e la strada torna ad essere pianeggiante. Scopri di essere di fianco ad Attilio... non hai la più pallida idea di chi sia, ma è evidente che a Trofarello è un mito ed è così che sfili con lui per il paese tra gli applausi e gli incitamenti (sono per lui ovviamente, ma in silenzio li fai anche un po' tuoi). Passi davanti alla banda del paese, al prete che sorride (avrà già detto messa o sarà seccato perchè i fedeli sono rimasti sul sagrato a vedere scorrere i corridori?) al vecchietto con il cappello che cerca di incitarti a suo modo. Ed ecco che ti infili nel rettilieno finale. Ancora 2 km. Quasi quasi opteresti per chiuderla lì, al 20° km e invece no, stringi i denti, ci sono ancora quei millecento metri che ti aspettano. L'arrivo è un po' a sopresa, dentro un centro commerciale, quasi a sdrammatizzare il romanticismo del resto dalle gara, ma ti convinci che ha il suo fascino moderno anche se sai che la scelta è caduta lì solo per motivi di sponsor. Butti per l'ennesima volta l'occhio al garmin e si, questa volta hai la certezza di essere sceso sotto i 100 minuti: 1h38'25". E a questo punto poco importa se 497 persone ci hanno messo meno di te e 1400 ci metteranno più di te. Quello che importa è che sei riuscito nel tuo obbiettivo.

lunedì 9 marzo 2009

Lago Maggiore Half Marathon

Prima di scrivere ho sfogliato (virtualmente) le pagine di chi ha corso con maggior gloria la 2° Lago Maggiore Half Marathon e mi sono convinto che, se non i risultati, quanto meno ne ho condiviso emozioni e sentimenti.
Partiamo dalla fine.
Ho chiuso in 1h40'21". Ovvio che viene da battere i pugni a vedere quei ventuno secondi che mi hanno separato dallo scendere sotto i 100 minuti di gara, ma credo siano stati messi lì a ricordare che la mezza maratona è fatta appunto da 21 chilometri e che quindi devo rosicchiare quel secondo a chilometro. Guardando il gps pensavo di avercela fatta e in effetti mi ritrovo una distanza superiore di un 150 metri... ma, come si dice, non mancherà occasione per migliorarsi.

Torniamo alla partenza.
Il contesto è assolutamente splendido. La giornata eccezionale e l'organizzazione precisa e attenta ai particolari.
Nei primi km contengo la voglia di strafare perchè temo di pagare il conto nei chilometri finali.
Al secondo km affianco Paola (mia sorella): la vedo in forma e in effetti chiuderà solo 90 secondi dopo di me. Le sensazioni sono buone e anzi vedo passare la segnaletica dei chilometri senza accorgermi della fatica.
Tutto fila liscio fino al 17° km. Fino a quel punto guardo il gps solo per cercare di tenere la velocità sui 4'40" che mi ero prefissato. Poi entrato in Pallanza arriva il conto da pagare. Sarà che mi affianca Maurizio reduce da ripetute soste ai box che l'hanno costretto in pratica a ritirarsi (anche se poi arriva al traguardo), sarà che nelle ultime due settimane avevo abbassato il livello di allenamento, ma sento le gambe trasformarsi in legno e di conseguenza la mente comincia a ragionare solo più sui chilomentri mancanti e sui conseguenti minuti di "supplizio" ancora da patire. Non so se sto patendo la fame (avevo fatto colazione leggera prima delle 7 e già alle 10.30 sentivo il brontolio nello stomaco), ma decido di ingerire qualcosa. Nel taschino dei pantaloncini avevo messo il gel che hanno dato nel pacco gara e dei sali (enervit?). Del primo non mi fido (non ho mai ingerito nulla in gara e temo mi possa far star male) e mi limito ad una pasticca di sali. Intanto la salita di Pallanza è finita e c'è un lungo rettilineo in discesa: la voglia di arrivare ha quindi la meglio sulle cattive sensazioni del momento e mi faccio l'idea che la pasticca abbia avuto il suo effetto benefico. Il ritmo è sceso, ma le gambe continuano ad andare, tanto che riesco a fare lo scatto negli ultimi 200 metri.
Ci metto un po' a recuperare, ma complice l'ottimo cioccolato offerto da una sorridente e molto carina biondina dell'organizzazione riesco a riprendere forze.

Il resto è storia nota, con il pranzo all'agriturismo insieme ai blogger, con Pimpe a fare in pratica da padrone di casa e con tutti gli altri (Franchino in primis, poi Furio, etc...) a ricordarmi con la loro presenza che probabilmente quando io sono arrivato al traguardo mezzo morto loro avevano già avuto il tempo di cambiarsi, fare la doccia e prendere l'aperitivo!!! Ma tant'è...

mercoledì 18 febbraio 2009

Tribute to Benigni (or to Oscar Wilde)

Sono felicemente etero, ma l'esibizione di ieri sera di Benigni merita, se non un piccolo tributo, almeno la possibilità di rileggere il testo da lui recitato.

"A Lord Alfred Douglas

Lunedì sera [29 aprile 1895]

Carcere di S.M., Holloway

Mio carissimo ragazzo,
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il miodolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l' incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione.
Il caro *** mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendevainfelice. Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno diun Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l' Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all' Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quantosia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigionee mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos'è l'amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di quell' amore non è stata compresa. Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò.
Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te. Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sonostati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possaio vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo cheil tuo amore veglierà sulla mia vita. Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualcheluogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato.
Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspettami! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamoconosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale

Oscar"

lunedì 2 febbraio 2009

Si corre? mah....

Sono sincero. Non avrei mai scritto su questo blog se Stroppe (Maurizio al secolo) non mi avesse convinto. E devo essere altrettanto sincero. Non avrei neppure cominciato a correre se Maurizio (il blog Stroppe all'epoca non era neppure fantasia) non mi avesse a suo tempo convinto. In questo caso per "correre" intendo qualcosa in più di fare jogging o cose di questo genere.... Intendo avere un obbiettivo legato al tempo e alla distanza e perseguirlo con determinazione e metodo.
Così da un anno a questa parte - e da sei mesi con maggior convinzione - ho iniziato a muovere i miei primi passi in questo sport, ovviamente a livello moooolto, ma moooolto amatoriale. Leggendo i blog di chi effettivamente corre, i miei tempi sono decisamente lontani da qualcosa di serio (la mezza sull'1h42', i 10km della Tuttadritta in 44'40"), ma per il momento mi accontento di essere della partita. La soddisfazione di iniziare una gara e concluderla con più della metà dei partecipanti alle spalle è già di per sè un buon motivo per continuare ad allenarmi.
D'altra parte non riesco a tagliare il cordone ombelicale con il pallone e so che quindi pago la doppia partitella settimanale.
Detto questo mi sembrava corretto presentarmi visto che, complice il surrichiamato blogger Stroppe, leggo sovente i blog dei corridori della zona del ciriacese-torinese, cercando di raccogliere qualche prezioso consiglio sulle esperienze degli altri e lasciando qua e là qualche commento.
Buone co(r)se a tutti.
Enrico